Questa parte del sitoWeb VIVI alTOP è dedicata al problema dell'obesità
L'obesità è in forte crescita nel mondo intero, l'obesità infantile è allarmante
Desideriamo qui riportare le esperienze e ricerche nel settore
Herbalife International è una società seriamente impegnata nella lotta all'obesità
Da 30 anni Herbalife è leader mondiale nella sana nutrizione ed ha come missione la lotta alla cattiva alimentazione ed a stili di vita inadeguati.
Nel WorldForum di Ginevra CH e Orlando USA sull'obesità Herbalife ha pubblicati le nuove ricerche e i risultati ottenuti con le soluzioni nutrizionali Herbalife
Obesity Prevention is Focus of Global Nutrition Transition Conference |
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ORLANDO, Fla., Mar 15, 2010 (BUSINESS WIRE) -- Physicians and nutrition scientists from around the world gathered today in Orlando for the opening of the Global Nutrition Transition Conference in order to discuss emerging trends and grass roots solutions to the global obesity epidemic employing balanced nutrition and teaching healthy active lifestyles. The conference is addressing what is termed the Nutrition Transition - the effect of the globalization of the Western diet which is changing dietary patterns and the incidence of overweight and obesity throughout the world. Conference presenters focused on the dramatic increases in the incidence of overweight and obesity in countries where, until recently, obesity was virtually unknown. Today's speakers included Dr. Adam Drewnowski, director of the Center for Public Health Nutrition at the University of Washington, Seattle; Dr. Anoop Misra, director of the Diabetes and Metabolic Diseases department of the Fortis Group of Hospitals in New Delhi, India; Dr. Nataniel Viuniski of Unimed Hospital, Rio Grande do Sul, Brazil; Dr. Linong Ji of Peking University in China; and Dr. Marion Flechtner-Mors of the University of Ulm, Germany. As developing countries become more prosperous, they begin to share some of the health problems of the industrialized world - including huge increases in the number of adults and children who are carrying excess weight. In countries such as India and China, the recent migration to cities from rural areas and the increase in personal incomes has been accompanied by an increased incidence of overweight and obesity. "While America and Mexico currently have the highest rates of overweight and obesity worldwide, rates are skyrocketing in Asia, particularly in India and China," said Ji. Current trends in the global diet have led to rising consumption of high fat, high sugar foods, which can displace local eating habits. As the food supply shifts, calorie intake goes up, but nutrient quality suffers. And activity levels are dropping, too. "As a result, China has seen its obesity rates nearly double since 1989, and 20% of India's citizens are overweight or obese," notes Ji. At the same time, the incidence of obesity-related diseases is also on the rise. The Food and Agriculture Organization of the United Nations predicts that between 1998 and 2025, the number of people with type 2 diabetes worldwide will double - to 300 million - and that the majority of the increase will be in the developing world. Moreover, 80 percent of all heart disease in the world in the next 10 years will be due to diabetes type 2 associated with overweight and obesity. The benefits of a total nutrition solution - one which encompasses the inclusion of a range of plant foods, and an emphasis on low fat proteins and healthy fats - is a cornerstone in building new dietary patterns. But the challenge will be to improve the nutritional quality and diversity of the world's diet, while meeting demands for taste, convenience and value. "One consequence of globalization is that the world's people are consuming more foods that are energy rich, but nutrient poor," notes Drewnowski. "And while convenience foods save time and money, restoring the nutrient balance of the global diet should be top priority. As long as there is limited access to healthy, affordable foods, nutrient supplements will be needed to help fill nutrient gaps," he adds. The Global Nutrition Transition Conference aims to explore the impact of this dramatic shift in diet and exercise patterns on world health, and to present insights into combating what is now a universal concern. The two-day Conference is being sponsored by Herbalife. Drs. Flechtner-Mors, Ji, Misra, and Viuniski are members of Herbalife's global Nutrition Advisory Board.
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La follia della Dieta
Le diete ferree e restrittive seguite dalle nostre pazienti sono generalmente le loro creazioni originali, ottenute riducendo e adattando ai loro scopi quelle trovate sui giornali o da qualche dietologo sulla base di pregiudizi individuali, che le portano a evitare certi cibi, ridurre le porzioni, saltare i pasti.
Il dimagrimento corretto è quello che porta alla perdita della massa grassa in eccesso e conserva e/o aumenta relativamente la percentuale di massa magra, al contrario le diete ferree seguite dalle pazienti portano spesso all’unico risultato di perdere massa magra. Questo sarà causa di flaccidità dei tessuti, perdita muscolare, diminuzione del metabolismo, e di conseguenza, ulteriore aumento relativo della massa grassa. In sintesi meno peso ma maggior grasso corporeo, esattamente il contrario di ciò che si voleva ottenere con la dieta.
Il problema è che le diete restrittive non servono a nulla, se non ad innescare circoli viziosi di aumento e perdita di peso (il ben conosciuto effetto yo-yo) che finiscono per creare all’organismo più danni di quelli che dovrebbero risolvere, ed è stato dimostrato che sono uno dei principali fattori di mantenimento di un DCA, perché sono in grado di indurre e mantenere tutte quelle modificazioni fisiologiche e comportamentali che si ritrovano nei pazienti affetti da questi disturbi.
Una dieta restrittiva può causare:
debolezza
senso di freddo alle estremità
alterazioni sensoriali; disturbi gastrointestinali
disturbi del sonno
diminuzione dell’interesse sessuale
rallentamento del metabolismo
apatia
diminuzione della capacità di concentrazione e memorizzazione
preoccupazioni eccessive per il cibo
abitudini alimentari inusuali
occasionali abbuffate
ansia
irritabilità
depressione
labilità emotiva
isolamento sociale
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Obesità infantile, un'epidemia da prevenire Il "perchè?"
Il sovrappeso è per i bambini un profondo disagio emotivo, ancora più che fisico. ---------- HERBALIFE: NUTRIRSI BENE PER SENTIRSI MEGLIO --------------------------- HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata. -------------------- RICHIEDI UNA CONSULENZA GRATUITA ------------------------------------
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Nuova offensiva contro l'obesità infantile
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Un giovane su cinque in Svizzera è sovrappeso (Keystone) ALTRI SVILUPPI |
I bambini svizzeri sono sempre più grassi. L'Ufficio federale dello sport vuole coinvolgere anche i più piccoli nel suo programma Gioventù e Sport, finora riservato alla fascia d'età 10-20 anni.
Lunedì partirà inoltre una nuova campagna nazionale per lottare contro il sovrappeso.
In Svizzera i bambini aumentano di peso a un tasso più elevato che negli Stati Uniti. La constatazione, citata dal giornale domenicale "Sonntag", emana dall'Ufficio federale dello sport (UFSPO).
Secondo le cifre del 2002, il 20% dei bambini sono sovrappeso, un dato cinque volte superiore rispetto al 1980.
"Siamo confrontati a un problema che si sta aggravando: sempre più bambini sono sovrappeso, hanno deficit motori e problemi di movimento e coordinazione", ha sottolineato in un'intervista alla "SonntagsZeitung" Matthias Remund, direttore dell'UFSPO.
"Non dobbiamo più stare a guardare"
Un problema che si ripercuote anche sulla collettività: secondo una ricerca, l'obesità (non solo quella infantile) costa oltre 3 miliardi di franchi all'anno, una cifra pari al 5% dei costi della salute.
"Se continuerà così, sempre più giovani dovranno far capo un giorno all'assicurazione invalidità" e perciò, sottolinea Remund, "non dobbiamo più stare a guardare".
L'Ufficio federale dello sport desidera quindi aprire le porte del suo programma Gioventù e Sport, finora riservato ai giovani da 10 a 20 anni, anche ai bambini di età compresa tra 5 e 10 anni.
Molti dei 390'000 bambini che si trovano in questa fascia d'età fanno solo le tre ore di ginnastica obbligatorie inserite nel programma scolastico. L'UFSPO spera di riuscire a coinvolgere nelle sue attività almeno 150'000 bimbi.
"Vogliamo offrire ai più giovani un'ora di sport supplementare alla settimana", ha dichiarato Remund.
Sarà però necessario instaurare una formazione specifica per i monitori: i bambini di questa età non possono infatti seguire le stesse lezioni di ginnastica degli adolescenti.
20 milioni l'anno
Secondo Remund, l'estensione dell'offerta dovrebbe costare circa 20 milioni di franchi all'anno. L'ultima parola spetta al parlamento, che per allargare il programma Gioventù e Sport ai più piccoli dovrà modificare la legge.
Attualmente l'UFSPO sostiene già un progetto pilota in tal senso. Se tutto andrà per il verso giusto le prime lezioni di sport destinate ai più piccoli potrebbero essere organizzate già a partire dall'inizio dell'estate. Dal prossimo anno la nuova offerta di Gioventù e Sport dovrebbe essere proposta dappertutto.
Partirà una nuova campagna di Promozione Salute Svizzera per attirare l'attenzione sul crescente numero di persone, in particolare bambini ed adolescenti, in sovrappeso.
swissinfo e agenzie
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Anoressia e Bulimia Abbiamo verificato che gli utenti del nostro servizio, prevalentemente di sesso femminile (ma non sempre) presentano una distribuzione delle due patologie molto squilibrato sulla bulimia:
Ciò corrisponde solo in parte alla realtà dei fatti. Più realisticamente possiamo dire che le ragazze bulimiche si rivolgono molto più facilmente al nostro servizio. Mentre le ragazze anoressiche vengono a volte tirate un po’ per i capelli dai genitori, dai fidanzati, dalle amiche: insomma, per ciò che la concerne, l’anoressica è autosufficiente, non domanda niente. Mentre la sofferenza legata al sintomo bulimico porta più spesso ad una domanda di aiuto. Questo spiega perché incontriamo pazienti anche molto giovani che hanno alle spalle una storia anche lunghissima, e ormai un rapporto cronicizzato col disturbo. Per ciò, la presenza nel nostro servizio di queste percentuali è da collegare alle particolarità della domanda di cura nei due casi. Dunque tra anoressia e bulimia c’è un rapporto particolare che fa dell’una il contro altare dell’altra. Si parte sempre dall’ideale del corpo magro Uno degli elementi che va evidenziato è che l’ideale anoressico è il punto di riferimento di tutte le ragazze anoressiche e bulimiche, invocato come momento di padronanza assoluta sul corpo. Spesso, per non dire sempre, nella storia delle bulimiche si trova un primo tempo: una fase a volte di anni, a volte anche brevissima, di anoressia, che corrisponde spesso all’epoca della pubertà. Non dimentichiamo che la pubertà è un momento particolarmente delicato della storia personale,un terreno di cultura del sintomo anoressico-bulimico. L’adolescenza è strutturalmente un momento di rottura, passaggio angosciante tra un’identità che non si è più e un’altra che non si è ancora. Questa zona di transito è dunque sempre stata il crocevia di conflittualità, scontri e anche terreno privilegiato per l’insorgenza di sintomi e di varie forme di disagio. La nostra epoca segnala, da un lato l’ampliamento di questa zona, non più circoscrivibile ad una specifica fascia d’età, dall’altro un sostanziale cambiamento: l’adolescenza non più come momento di separazione e personalizzazione ma come necessità di riconoscimento e partecipazione per omologazione. È su questo sfondo che si innestano, tra l’altro i disturbi alimentari, nonché le sempre più diffuse patologie della dipendenza, che non sono tanto l’espressione di un movimento separativo, quanto di un’angosciante adesione alle richieste dell’Altro
Gli esempi più evidenti di eventi scatenanti nell’anoressia: - La prima mestruazione, lo sviluppo dei caratteri secondari. - L’incontro con l’altro sesso. - Una crisi sentimentale, un abbandono, un lutto, una perdita di varia natura. - Una questione relativa alla maternità.
La bulimia (dal greco βουλιμία, boulimía, composto di βους (bôus) "bue" e λιμός (limós) "fame"; propr. 'fame da bue') è un disturbo del comportamento alimentare. Infatti, la bulimia nervosa è, insieme all'anoressia nervosa, uno dei più importanti disturbi del comportamento alimentare, detti anche Disturbi Alimentari Psicogeni (DAP). Ciò che contraddistingue la bulimia è un problema dell'alimentazione per cui una persona ingurgita una quantità di cibo esorbitante per poi ricorrere a diversi metodi per riuscire a non metabolizzarlo e, quindi, ingrassare (vomito autoindotto, utilizzo di lassativi e purghe). L'anoressia (dal greco ἀνορεξία anorexía, comp. di an- priv. e órexis 'appetito'), è la mancanza o riduzione volontaria dell'appetito. Può condurre alla morte se persiste. Si tratta di un sintomo che accompagna numerose e distinte malattie, ed è dovuto a diverse cause.
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Danni dell’obesità ---------- HERBALIFE: NUTRIRSI BENE PER SENTIRSI MEGLIO --------------------------- HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata. -------------------- RICHIEDI UNA CONSULENZA GRATUITA ------------------------------------
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Una strategia europea per lottare contro l'obesità
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Per gli esperti dell'OMS, l'obesità ha raggiunto proporzioni paragonabili ad un'epidemia () ALTRI SVILUPPI |
Ministri e rappresentanti della sanità dei paesi europei, tra cui la Svizzera, si incontrano in questi giorni a Instanbul per sviluppare una strategia comune di lotta contro l'obesità.
Le delegazioni dei 53 paesi partecipanti alla conferenza dell'Organizzazione mondiale della sanità dovrebbero approvare una Carta europea che getta le basi per affrontare questo crescente problema.
L'obesità è diventata un fenomeno sempre più diffuso nel mondo occidentale. In Europa, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), la metà degli adulti e un bambino su cinque sono in sovrappeso. E un terzo di loro sono considerati obesi.
In un rapporto pubblicato il mese scorso, l'OMS rileva che questo problema ha ormai raggiunto proporzioni epidemiche in Europa. "Il numero di persone obese è triplicato negli ultimi due decenni", sottolineano gli esperti della sanità.
Entro il 2010 vi saranno 150 milioni di obesi in tutto il continente, ossia quasi il 20% della popolazione europea.
Le gravi eccedenze di peso sono già oggi all'origine della morte di 1 milione di persone all'anno sul continente europeo e causano enormi costi medico-sanitari. Il problema ha ormai assunto dimensioni tali da richiedere un strategia comune d'intervento.
La Svizzera non fa eccezione. Un quarto dei bambini e un terzo degli adulti sono in sovrappeso. L'obesità provoca spese sanitarie pari 2,7 miliardi di franchi all'anno sul territorio elvetico.
Strategia nazionale
Le autorità sanitarie svizzere stanno considerando già da alcuni anni con serietà e preoccupazione questo problema, ha indicato Hans-Peter Roost dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
"Per combattere questo fenomeno stiamo sviluppando una strategia nazionale che mira a promuovere le diete alimentari e le attività fisiche", ha dichiarato Roost a swissinfo. Seguendo l'esempio dell'Unione europea, la Svizzera ha lanciato questo progetto nel 2005.
Per elaborare il suo piano d'intervento, che ha come obbiettivo soprattutto i bambini, l'Unione europea ha riunito esperti della sanità, rappresentanti delle organizzazioni dei consumatori e specialisti delle industrie dell'alimentazione, della ristorazione e della pubblicità.
La Svizzera ha già sviluppato alcuni anni fa delle iniziative volte a combattere l'obesità, come la pubblicazione di un rapporto nazionale sull'alimentazione, aggiornato ogni 5 anni.
"Abbiamo inoltre concepito dei programmi di prevenzione, tra cui Swiss Balance, che si rivolgono soprattutto ai giovani, proponendo un'alimentazione adeguata ed esercizi fisici. Questi programmi hanno già dato alcuni risultati", osserva Roost.
Progetti di prevenzione
A Istambul le delegazioni dei paesi europei prenderanno in esame il progetto per una Carta europea di lotta contro l'obesità, che dovrebbe venir approvata dalla maggior parte dei partecipanti.
Anche la Svizzera, che ha partecipato attivamente alla preparazione del documento, intende adottare la Carta, che fornisce un orientamento politico e un quadro strategico per una lotta rafforzata contro l'obesità. Ma rimangono ancora alcuni punti controversi.
"In questa strategia va ancora definito un giusto equilibrio tra la responsabilità individuale e il ruolo dello Stato. Si tratta di un compito molto delicato, soprattutto quando si tratta di proteggere la salute dei minorenni".
Le restrizioni imposte negli ultimi anni alla pubblicità di prodotti alimentari per i giovani stanno sollevando grandi resistenze da parte delle industrie interessate.
"A nostro avviso queste restrizioni vanno mantenute. Siamo convinti che la maggior parte della popolazione condivide questo sentimento", afferma l'esperto dell'UFSP.
swissinfo, Scott Capper
(traduzione Armando Mombelli)
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Cosa ci dicono le statistiche
Nei paesi industrializzati come l’ Italia, 8-10 ragazze su 100 tra i 12 e i 25 anni di età soffrono di disturbi del comportamento alimentare, di queste 1-2 nelle forme più gravi. In Italia fanno tre milioni di persone, e nel 90% dei casi si tratta di donne.
I dati comunicati in occasione del Congresso dell’Associazione nazionale dietisti(Andid), confermano la drammaticità del fenomeno. L’anoressia oggi colpisce anche i bambini a partire dagli otto anni di età.
Un male che ha contagiato anche le mamme. “Dati certi sulle over 40 non ce ne sono ancora poiché si tratta di una situazione recente, ma registriamo un aumento delle richieste di aiuto proprio in questa fascia e in alcuni casi persino dopo i 55-60 anni”.
Tra le giovanissime prende sempre più piede, invece, la bulimia, specie nelle grandi città dove si è ‘bombardati’ quotidianamente dai modelli dell’alimentazione fast-food.
Le statistiche riportano tra le giovani una prevalenza dell’ 1 % di casi di bulimia, esattamente il doppio delle anoressiche, ma queste cifre sono certamente influenzate dal fatto che per le bulimiche è più facile chiedere aiuto: come abbiamo visto, al nostro centro si rivolgono principalmente ragazze bulimiche.
Nel Lazio —In base ai dati del Piano Sanitario Nazionale 2002-2005, integrati con i dati Istat, nella regione sarebbero circa 42.800 le persone affette da disturbi alimentari nella sola fascia d’età tra i 12 e i 25 anni.
Tra queste sono 2.000 le donne che soffrono di anoressia nervosa, 12mila di bulimia nervosa e 25mila di altri disturbi alimentari. Circa 200 invece, i casi di anoressia della popolazione maschile nella stessa fascia di età, 1.100 quelli di bulimia e 2.500 quelli con disturbi parziali. Se a questi dati si aggiungono le altre fasce d’età, si arriva ad un totale di circa 86mila malati.
Per quanto riguarda le classi sociali, bulimia e anoressia non guardano in faccia a nessuno.
Fonte: Vita di Donna Centro RDM - Roma
Anoressia prima causa di morte tra le ragazze
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Lo Scatto choc di Oliviero Toscani |
ROMA Colpite 200mila donne in Italia. Le vittime della malattia sono soprattutto giovanissime, aumentano le trentenni
Costituiscono la prima causa di morte per malattia tra le giovani italiane di età compresa tra i 12 e i 25 anni. Anoressia e bulimia nervosa rappresentano un vero allarme socio-sanitario, colpendo oggi circa 150/200mila donne. «I disturbi del comportamento alimentare sono patologie gravi, invalidanti e con elevato indice di mortalità», ha spiegato Roberto Ostuzzi, presidente della Sisdca, Società italiana per lo studio dei disturbi del comportamento alimentare, che questa mattina, al Policlinico Umberto I di Roma, ha presentato le nuove statistiche su anoressia e bulimia nervosa. Attualmente, la prevalenza di queste due patologie nella popolazione generale è dello 0,2%-0,3%, ma a questi vanno aggiunti casi aticipi e non altrimenti classificati (EDNOS), per cui i numeri potrebbero essere triplicati. Forte è il rischio di cronicizzazione, con l’insorgenza di complicanze mediche e psichiatriche, che spesso arrivano a programmare il suicidio (mortalità del 10% a dieci anni dall’esordio e del 20% a venti anni).
Il Tso, ricordano gli specialisti, prevede che una persona possa essere sottoposta a cure psichiatriche contro la propria volontà. Il ricovero avviene usualmente nei reparti di psichiatria degli ospedali. «Il Tso per anoressia nervosa e bulimia è in Italia rarissimo - testimonia Ostuzzi - nei Paesi anglosassoni è 15 volte più frequente. È diffusa infatti l’opinione che il Tso non si possa applicare nella maggior parte dei casi di rifiuto delle cure, e così anche nei disturbi dell’alimentazione». Per queste patologie «il no delle pazienti non riguarda il trattamento in generale, ma solo la nutrizione necessaria al recupero del peso». Nei casi in cui si manifesta una crisi, le ragazze vengono alimentate a forza, «ma appena si sentono meglio firmano ed escono. Con continui e inutili Tso a singhiozzo», aggiunge Spera. «Queste pazienti preferiscono la morte all’aumento di peso», ribadisce Ostuzzi. Per questo il Tso è difficile da applicare a malate atipiche come le anoressiche e le bulimiche. «Inoltre la convivenza con i pazienti dei servizi psichiatrici è spesso controproducente, e il personale non è preparato a trattare la grave malnutrizione tipica di queste patologie, con i relativi rischi. Gli operatori - aggiunge Ostuzzi - non conoscono le pazienti con disturbo del comportamento alimentare e la continuità terapeutica diventa molto difficile».
Insomma, queste ragazze finiscono per essere curate di fatto da medici che non sono in grado di promuovere un Tso e vengono inviate a colleghi che hanno difficoltà ad attuare la cura adeguata, dicono gli specialisti. «Per questo la Sisdca ritiene necessario rivedere le procedure di attivazione del Tso per queste patologie - conclude il presidente - coinvolgendo nella valutazione i medici delle strutture per la cura dei disturbi alimentare. E dedicando ai ricoveri coatti strutture medico-pschiatriche specializzate in queste patologie».
LA NOSTRA ESPERIENZA
Possiamo vantare una esperienza molto positiva su diverse persone che soffrivano di anoressia o bulimia. Grazie al nostro approccio semplice ed adeguato e grazie ai prodotti nutrizionali Herbalife sotto forma liquida -nello specifico il Formula 1- è stato possibile aiutare diverse persone a riprendere un approccio corretto verso il cibo e dare da subito un importante apporto nutrizionale che va direttamente a livello cellulare.
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Gli svizzeri sempre più obesi
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Il 37% degli adulti sono da considerare obesi in Svizzera ALTRI SVILUPPI |
L'obesità, che concerne ben un terzo della popolazione, sta diventando un crescente problema in Svizzera.
È quanto risulta dal rapporto federale sull'alimentazione.
Il sovrappeso comporta costi annuali stimati a 2,7 miliardi di franchi per la Svizzera.
Gli svizzeri continuano a mangiare troppo e in modo non equilibrato. Nell'alimentazione si ritrovano soprattutto troppi grassi e troppo zucchero.
È quanto rileva il quinto Rapporto sull'alimentazione, pubblicato dall'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
Secondo lo studio, realizzato ogni 7 anni, il 37% degli adulti erano da considerare obesi nel 2002, contro il 30% nel 1992.
In termini assoluti, ciò significa che 2,2 milioni di Svizzeri hanno problemi
di sovrappeso o obesità e il loro numero aumenta ogni anno di circa 50'000 persone.
Numerosi danni alla salute
Le cause dell'obesità sono ormai note: un'alimentazione sbagliata, troppo ricca di grassi e zuccheri, la mancanza di attività fisiche e anche lo stress che stimola a cercare "consolazioni" alimentari.
Per quanto concerne i bambini, gli specialisti mettono inoltre l'accento sulla televisione e i videogiochi. L'obesità è in pratica proporzionale anche al loro "consumo".
Il sovrappeso è all'origine di una lunga lista di danni alla salute: a cominciare da problemi meccanici, come l'usura delle articolazioni, le difficoltà respiratorie, le apnee del sonno.
L'obesità provoca in moltissimi casi affezioni ancora ben più gravi, tra cui il diabete, le insufficienze renali, l'arteriosclerosi o gli accidenti cardiovascolari.
In seguito ad un'alimentazione eccessiva e alla mancanza di mobilità, circa 250'000 persone soffrono di diabete in Svizzera, ha sottolineato il direttore dell'UFSP, Thomas Zeltner.
E, fatto altrettanto preoccupante, il loro numero aumenta ogni anno di ben il 10%.
Priorità alla prevenzione
Per il ministro dell'interno Pascal Couchepin, un cambiamento delle abitudini alimentari permetterebbe sicuramente a molti svizzeri di godere di una salute migliore.
Secondo il consigliere federale, mai come adesso i prodotti sul mercato sono sicuri e la scelta vasta. Non è quindi corretto proiettare sugli alimenti le cattive abitudini dei consumatori.
Nel settore dell'alimentazione, la Confederazione punta principalmente sulla prevenzione, ha ricordato il ministro dell'interno, responsabile delle questioni sanitarie.
"Lo Stato non vuole intervenire nel piatto dei cittadini", ha rassicurato Couchepin.
Mezzi finanziari ridotti
Per lottare più efficacemente contro il problema dell'obesità, le autorità sanitarie svizzere hanno lanciato tre anni fa il programma Suisse Balance, destinato a sensibilizzare la popolazione sull'importanza di un'alimentazione equilibrata.
Secondo Thomas Zeltner, la lotta contro i grassi corporali eccessivi si dimostra alquanto difficile.
Anche perché l'UFSP dispone di pochi mezzi finanziari per realizzare i programmi di prevenzione necessari.
Nel 2005, le autorità sanitarie hanno potuto devolvere soltanto 1 milione di franchi per queste campagne.
swissinfo e agenzie
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La ricerca medica offre molte possibilità per la lotta al diabete, da nuovi farmaci al possibile futuro trapianto di cellule che producono insulina, ma la prevenzione rimane fondamentale (swissinfo) |
Più di un miliardo di franchi l'anno: sono i costi provocati in Svizzera dal diabete, una malattia che interessa più di 250'000 persone. E che è spesso sottovalutata.
Il diabete legato all'invecchiamento, il cosiddetto diabete di tipo 2, è in aumento. Uno studio dell'Istituto di medicina preventiva e sociale di Zurigo, reso pubblico lunedì, rileva che i casi di diabete di tipo 2 diagnosticati in Svizzera ogni anno sono circa 20'000.
A livello mondiale il numero di diabetici, stando alle stime dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), potrebbe passare dagli attuali 150 milioni a 300 milioni nel 2025, sino a diventare una delle principali cause di morte. Un'evoluzione legata alla diffusione di modelli di vita occidentali, contraddistinti da sedentarietà e cattiva alimentazione.
Malati più giovani
La malattia, dovuta ad una produzione rallentata di insulina da parte del pancreas, insorge generalmente dopo i 45-50 anni. Se non diagnosticato e curato per tempo, il diabete può condurre a gravi complicazioni, quali cecità, insufficienza renale, infarto. In Europa il 75% dei decessi imputabili al diabete sono dovuti a una crisi cardiaca.
Una tendenza preoccupante, osservata dapprima negli Stati Uniti e quindi anche in Europa, è l'abbassamento dell'età delle persone affette da diabete. Un fenomeno legato ad uno stile di vita malsano, che potrebbe avere dei gravi effetti sui costi della salute a lungo termine.
Costi elevati
Lo studio dell'Istituto di medicina sociale di Zurigo, condotto su 1479 pazienti, calcola a più di 4150 franchi i costi della cura del diabete per paziente e per anno.
I costi medici veri e propri ammontano a circa 3500 franchi l'anno, mentre 650 franchi sono costi indiretti dovuti ai congedi malattia. Non sono invece considerati i costi per il pensionamento anticipato, l'invalidità e l'assistenza da parte dei familiari.
Accanto alla preoccupazione per lo stato di salute della popolazione, sono cifre queste che invitano a evidenziare le possibilità di diagnosi precoce e di prevenzione della malattia.
La prevenzione prima di tutto
Vi sono misure relativamente semplici che possono dare ottimi risultati nel prevenire gli effetti più gravi del diabete di tipo 2, come ci spiega il dottor Enzo Fontana del Centro ospedaliero universitario del canton Vaud (CHUV).
"Per la diagnosi precoce della malattia, nelle persone sopra i 40 anni, si può raccomandare un controllo annuale della glicemia venosa. Per le persone più giovani, che non presentino sintomi della malattia, il controllo può essere fatto con frequenza meno regolare, magari anche solo ogni cinque anni".
Fondamentale è la prevenzione perché, spiega il dottor Fontana, tra lo stato 'normale', non diabetico, e la malattia vera e propria vi è uno stadio di "intolleranza al glucosio". Nell'arco di dieci anni, tra il 25 e il 75% delle persone che presentao questa intolleranza sviluppa il diabete.
Studi rappresentativi compiuti in Cina, in Finlandia e negli Stati Uniti dimostrano che un'attività fisica e un'alimentazione adeguate possono far ridurre del 30-50%, e anche oltre, il rischio per queste persone di sviluppare il diabete. Lo studio statunitense indica anzi che per questa categoria a rischio, una riduzione moderata del peso (tra il 1 e il 7% in un anno) può essere più efficace dell'assunzione di un medicinale.
Per i pazienti già affetti da diabete, non vi sono dati abbastanza rappresentativi per parlare di un effetto così incisivo dell'attività fisica sul livello della glicemia, ma "vi è comunque un miglioramento della prognosi a livello cardiaco", osserva il dottor Fontana, "l'attività fisica permette quindi anche in questo caso di ridurre i rischi per la salute del paziente".
Andrea Tognina
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HERBALIFE: nutrizione sana, completa ed equilibrata.
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Alimentazione sana e attività fisica: la migliore prevenzione contro l'obesità (Keystone) ALTRI SVILUPPI |
Rappresentanti di 192 paesi partecipano a Ginevra all'assemblea dell'organizzazione, incentrata anche sulla lotta contro l'Aids.
«La Svizzera appoggia pienamente la strategia proposta dall'OMS, basata sull'alimentazione e l'attività fisica», spiega Gaudenz Silberschmidt, capo della divisione affari esteri presso l'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).
«È importante che i diversi attori, tra cui i governi, i consumatori e l'industria, collaborino per modificare radicalmente le nostre abitudini alimentari e quelle legate agli esercizi fisici», ha dichiarato Silberschmidt a swissinfo.
A queste considerazioni fanno eco quelle del direttore generale dell'OMS, Jong-Wook Lee, che ha sottolineato la necessità di compiere progressi nel miglioramento della salute pubblica.
«Dobbiamo affrontare molte sfide nel campo della salute. Tra l'altro, siamo confrontati a nuove malattie emergenti, e nel contempo dobbiamo combattere quelle che ci accompagnano da decenni. E per di più dobbiamo fare attenzione ai rischi causati dalla cattiva alimentazione», afferma Lee.
Dibattito sull'alimentazione
Mercoledì gli esperti convenuti a Ginevra inizieranno i dibattiti sulla strategia globale per l'alimentazione.
Il programma, elaborato nei due scorsi anni, sottolinea l'importanza di un'alimentazione basata sul consumo di frutta e verdura e prodotti poveri di materie grasse. Pure auspicata la riduzione di zuccheri e sale, e un aumento dell'attività fisica.
Secondo l'OMS, il consumo di zuccheri, sale e grassi - causa di molti disturbi cardiovascolari e del diabete di tipo 2 - è all'origine del 60 percento degli oltre 50 milioni di decessi evitabili che si verificano ogni anno nel mondo.
Silberschmidt ha pure specificato che negli Stati Uniti l'obesità supererà il tabacco e l'anno prossimo sarà la causa principale di decessi evitabili - una tendenza che preoccupa anche i responsabili svizzeri della salute pubblica.
«In Svizzera, il tabacco pone tuttora più problemi di salute che l'obesità», afferma Silberschmidt, «ma i dati evolvono nettamente nella direzione sbagliata, sia per quanto concerne gli adulti che i bambini».
«Posso solo sperare che la strategia venga adottata, perché abbiamo bisogno di un approccio comune, anche se non si riuscirà a cambiare il mondo dall'oggi all'indomani».
Secondo voci che circolavano la settimana scorsa negli ambienti diplomatici, alcuni produttori di zucchero, come il Brasile, Cuba e Maurizio, continuano a fare lobby contro il progetto, mentre gli Stati Uniti sembra disposti a «convivere con la strategia».
Ma all'apertura dell'assemblea, lunedì, Silberschmidt ha avvertito un cauto ottimismo tra i delegati, che secondo lui dovrebbero approvare il progetto.
Malattie
Oltre a dibattere sull'obesità, l'assemblea discuterà il modo di offrire medicinali a prezzi abbordabili a milioni di persone sieropositive e malate di Aids.
Secondo l'OMS, nel mondo vi sarebbero 40 milioni di sieropositivi. E l'OMS ha ora lanciato un ambizioso progetto per fornire, entro la fine del 2005, l'accesso alle terapie antiretrovirali a tre milioni di sieropositivi nei paesi più poveri.
Anche la Svizzera, afferma Silberschmidt, appoggia pienamente l'iniziativa, nota come strategia «3 by 5», ama sottolinea pure la necessità di sostenere le campagne di prevenzione.
Tra gli altri temi affrontati nel corso dell'assemblea dell'OMS figurano la peste aviaria, la SARS e l'eradicazione totale della poliomielite.
swissinfo, Anna Nelson, Ginevra
(traduzione dall'inglese: Fabio Mariani)
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Dati e statistiche aggiornate su un grande problema: Sovrappeso ed Obesità
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La Giornata mondiale dell’obesità, che si celebra in tutto il mondo il 10 ottobre, è un’occasione di riflessione sulle iniziative realizzate e il lavoro ancora necessario per contrastare questo fenomeno. Per maggiori informazioni sull’epidemiologia dell’obesità consulta la sezione del sito dedicata all’alimentazione, scopri le iniziative di comunicazione, gli interventi realizzati in Italia e nel mondo, e in che modo prenderti cura di te nella vita di tutti i giorni. Partecipa al percorso di formazione a distanza Ecm sui principali fattori di rischio.
Alimentazione corretta e buona salute sono un binomio indissolubile. La proporzione fra i vari tipi di alimenti e la qualità dei cibi che mangiamo sono alla base di uno sviluppo umano completo, sia a livello fisico che mentale.
Una dieta adeguata, bilanciata e variegata, insieme alla pratica quotidiana di attività fisica è un elemento basilare per uno stile di vita sano: è un valido strumento di prevenzione per alcune patologie, ma anche di gestione e trattamento per altre; permette di invecchiare meglio; aiuta a mantenere un peso corporeo adeguato. Abitudini alimentari sbagliate, sia nella quantità che nella qualità, possono essere causa dell’insorgenza di malattie croniche come l’obesità e il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, le malattie metaboliche, il diabete tipo 2, alcune forme di tumori, ecc.
Gli alimenti di cui disponiamo sono tanti e molti sono i modi per realizzare una dieta salutare: ognuno ha ampia possibilità di scelta, seguendo semplici ma importantiraccomandazioni. Mangiar sano può essere anche una buona occasione per arricchire le proprie esperienze, sperimentando cibi diversi per cultura e origini o imparando nuovi modi di preparazione del cibo.
Modificare i comportamenti alimentari delle persone, promuovendo uno stile di vita sano, richiede cambiamenti individuali e sociali e dunque lo sviluppo di politiche e interventi mirati. In questo senso, un target privilegiato da tenere in considerazione sono i bambini e gli adolescenti poiché le loro abitudini alimentari possono avere conseguenze negative sia sulla salute che sull’educazione. Gran parte dei giovani, infatti, non conosce o non osserva raccomandazioni nutrizionali importanti come mangiare frutta e verdura, fare una colazione adeguata, evitare bibite zuccherate, ecc.
Leggi anche sul sito del ministero della Salute nella sezione “Guadagnare Salute – Stili di vita” le pagine dedicate all’alimentazione.
Gli studi scientifici lo dimostrano: la salute si costruisce a tavola, sulla base del cibo che mangiamo. È dunque importante dare la giusta importanza a una dieta varia ed equilibrata, caratterizzata dall’assunzione bilanciata dei vari nutrienti… leggi tutto >>
Mangiare bene in allegria si può ed essere consapevoli di ciò che si ha nel piatto è importante quanto il modo di mangiare. Prendere il tempo per cucinare, mangiare e condividere un momento di relax sono infatti tutti elementi che hanno… leggi tutto >>
Le informazioni che i professionisti e la popolazione hanno a disposizione sui benefici di una corretta alimentazione sono molteplici e certe.
La sfida è tradurre queste conoscenze in strategie, programmi… leggi tutto >>
La promozione di una corretta alimentazione è un obiettivo di sanità pubblica perseguito con progetti e interventi specifici sia a livello europeo sia a livello italiano. Nel 2007 l’Oms ha avviato, in collaborazione con Stati membri, organizzazioni… leggi tutto >>
Corretta alimentazione e obesità sono due concetti antitetici ma strettamente collegati quando si parla di epidemiologia. Generalmente, infatti, quando si cercano i dati sulle abitudini alimentari di una popolazione si trovano le percentuali… leggi tutto >>
Alimentazione e salute
Gli studi scientifici lo dimostrano: la salute si costruisce a tavola, sulla base del cibo che mangiamo. È dunque importante dare la giusta importanza a una dieta varia ed equilibrata, caratterizzata dall’assunzione bilanciata dei vari nutrienti.
Cosa vuole dire mangiare bene?
Mangiare è considerato uno dei piaceri della vita, ma “mangiare bene” non significa solo saziarsi. Consumare cibi buoni e di qualità in un ambiente amichevole, mangiare un po’ di tutto ma in quantità adeguate è infatti altrettanto importante.
L’equilibrio alimentare non si costruisce su un unico pasto o su un unico giorno ma piuttosto su una continuità settimanale. Non esistono cibi “proibiti” come neanche cibi “miracolosi”, anche se ovviamente alcuni alimenti sono considerati più salutari (come la frutta, la verdura, i farinacei, il pesce) e altri meno (come i cibi zuccherati o troppo salati, le carni rosse, i grassi di origine animale).
I benefici di una sana alimentazione
Un corretto stile alimentare contribuisce a costruire, rafforzare, mantenere il corpo e a fornire l’energia quotidiana indispensabile al buon funzionamento dell’organismo. Una giusta alimentazione è dunque determinante per uno sviluppo fisico sano a partire dalla fase prenatale, poi durante l’infanzia e nelle fasi successive della vita. Una nutrizione equilibrata è per esempio direttamente legata a una buona salute materno-infantile, facilita i bambini nell’apprendimento, aiuta gli adulti a essere più produttivi.
Una dieta bilanciata, combinata a uno stile di vita attivo che preveda la pratica quotidiana di attività fisica, aiuta a mantenere un peso corporeo adeguato, permettendo una crescita più armoniosa da un punto di vista fisico e più serena da un punto di vista psicologico. Spesso, infatti, le persone in sovrappeso o obese tendono a essere emarginate e sottoposte a una vera e propria stigmatizzazione sociale. In particolare, i bambini sono portati a sviluppare un rapporto difficile con il proprio corpo e con i propri coetanei, di conseguenza a isolarsi ancora di più con un invitabile aumento delle abitudini sedentarie.
Mangiare sano aiuta a prevenire e a trattare molte malattie croniche come l’obesità e il sovrappeso, l’ipertensione arteriosa, le malattie dell’apparato cardiocircolatorio, le malattie metaboliche, il diabete tipo 2, alcune forme di tumori. Inoltre, una sana alimentazione fortifica il sistema immunitario contribuendo a proteggere l’organismo da alcune malattie non direttamente legate alla nutrizione.
I rischi di mangiare male
Il rischio cardio e cerebrovascolare è fortemente influenzato dal tipo di alimentazione. Per ridurre l’aterosclerosi e le sue conseguenze è importante limitare i grassi di origine animale contenuti nella dieta. È anche consigliabile una riduzione dell’uso quotidiano di sale da cucina per il riequilibrio dei valori di pressione arteriosa e quindi del rischio di ipertensione e di scompenso cardiaco. Va infine ridotto l’apporto di carne e grassi animali perché esiste un’associazione diretta tra un loro consumo eccessivo e il rischio di tumori.
Il rischio obesità, in particolare, è determinato non solo da una dieta scorretta (che determina uno squilibrio fra assunzione calorica e spesa energetica a favore della prima) ma anche da uno stile di vita sedentario. Sovrappeso e obesità sono definiti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) come condizioni di anormale o eccessivo accumulo di grasso corporeo che presenti un rischio per la salute (leggi anchel’approfondimento sul sito del progetto Ebp e obesità).
Diamo i numeri
Corretta alimentazione e obesità sono due concetti antitetici ma strettamente collegati quando si parla di epidemiologia. Generalmente, infatti, quando si cercano i dati sulle abitudini alimentari di una popolazione si trovano le percentuali di persone in sovrappeso o obese e non le inclinazioni nutrizionali.
L’epidemia globale di obesità
È anche vero, però, che sovrappeso e obesità rappresentano uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Siamo di fronte, infatti, a una vera e propria epidemia globale che può causare, in assenza di un’azione immediata, problemi sanitari molto gravi nel prossimo futuro.
Come capire se si è in sovrappeso?
L’indice più comunemente utilizzato per misurare le caratteristiche ponderali di un individuo è il Body Mass Index (Bmi), o indice di massa corporea (Imc). Questo indice si ottiene dividendo il peso (in kg) per la statura (in metri) elevata al quadrato (kg/m²). Il Bmi è un indice caratterizzato da una buona correlazione con la quantità di grasso corporeo, anche se non misura direttamente la massa grassa del soggetto, né come questa è distribuita nel corpo.
Secondo la definizione dell’Oms, si è in sovrappeso se il valore del Bmi è ≥25 kg/m2 e obesi se il Bmi è ≥30 kg/m2.
Dati differenti, in base al livello di analisi
Più i dati che si cercano sono globali e più si hanno poche informazioni sulle abitudini alimentari. Quando però si va nel dettaglio nazionale o anche regionale (inteso come Regione Oms), si riescono anche a trovare i dati delle sorveglianze di popolazione che indagano in modo approfondito lo stile di vita delle persone.
Questo tipo di informazioni è fondamentale per sviluppare strategie di promozione di una sana alimentazione, poiché si basa sulla conoscenza e sul monitoraggio dei cambiamenti dei comportamenti nutrizionali di una popolazione. Sono dati che esplorano in dettaglio cosa si mangia e si beve, in quali orari e dove, cosa si compra quando si fa la spesa, inoltre forniscono indicazioni sulle possibili disuguaglianze sociali, dando particolare attenzione alle categorie di persone più vulnerabili.
I giovani e l’alimentazione
Particolare preoccupazione destano i dati sui bambini e sugli adolescenti, che in tutti i Paesi industrializzati risultano categorie a rischio per uno stile di vita sedentario e per abitudini alimentari non salutari. Le sorveglianze di popolazione nazionali e internazionali rilevano infatti che una quota rilevante di bambini in età scolare non segue diete alimentari equilibrate: per esempio non fa colazione, eccede nella merenda di metà mattina, non assume quotidianamente frutta e verdura. Inoltre, in questa fascia di età, l’abuso di televisione e la sedentarietà in genere sono comportamenti che tendono a favorire la tendenza a ingrassare. Significativo è che spesso i genitori non hanno consapevolezza dell’importanza che i propri figli seguano regole alimentari sane. Le abitudini alimentari non corrette sono poi generalmente associabili al basso livello socioeconomico delle famiglie, al costo degli alimenti e al marketing pubblicitario.
Le abitudini alimentari degli italiani
Dalle interviste dell’indagine Multiscopo dell’Istat “Aspetti della vita quotidiana. Anno 2009” (pdf 1,4 Mb), emerge che nel nostro Paese, nel 2009, il pranzo rappresenta il pasto principale della giornata per la maggior parte della popolazione (67,9% delle persone con più di 3 anni di età). Il luogo in cui si consuma il pranzo riflette effettivamente le diverse fasi della vita delle persone. Per i bambini tra 3 e 10 anni è molto frequente mangiare nelle mense scolastiche mentre gli uomini in età lavorativa sono tra i maggiori fruitori dei servizi di ristorazione fuori casa. Sono invece gli ultra 65enni, la quota maggiore di persone (più del 94%) che consuma abitualmente il pranzo in casa. A livello territoriale si riscontrano alcune differenze negli stili alimentari della popolazione. Per esempio, nel Nord-Ovest e nel Centro, la cena ha maggiore rilevanza (viene indicata come pasto principale rispettivamente dal 29,8% e dal 27,2% delle persone), mentre nel Sud rappresenta il pasto principale solo per il 11,4%. Inoltre, la maggioranza dei residenti nel Sud e nelle Isole pranza in casa (rispettivamente 83,2 e 84,3%) mentre nel Nord-Ovest si scende al 64,2%.
Nel 2009 l' abitudine di fare una colazione inadeguata si conferma molto diffusa: il 79%
della popolazione di 3 anni e più, oltre ad assumere tè o caffè, beve latte e mangia qualcosa mentre il 46,3% beve latte e mangia qualcosa, pur non consumando tè o caffè. Fare una colazione veloce è più frequente tra le donne (81,8%), i bambini (92,1% tra 3-5 anni e 90,1% tra 6-10 anni) e la popolazione anziana (85,8% tra le persone con 75 anni e più). L’abitudine a fare una colazione veloce è inoltre più diffusa nel Centro e nel Nord.
Riguardo al consumo dei differenti tipi di alimenti, la dieta nel nostro Paese è largamente basata sul consumo di pane, pasta e riso anche se negli ultimi anni si osserva una riduzione significativa. Nel 2009, l’84,9% della popolazione ne mangia almeno una volta al giorno.
L’81% della popolazione mangia carni bianche almeno qualche volta alla settimana; il consumo settimanale di carni bovine e suine riguarda rispettivamente il 71,7% e il 47,9% della popolazione.
Nel 2009 il 49,9 % della popolazione ha dichiarato di consumare almeno una volta al giorno verdure e la quota di popolazione che consuma ortaggi con questa stessa frequenza si attesta sul 41,7%; i consumatori giornalieri di frutta risultano il 75,4%.
I bambini e gli anziani sono i maggiori consumatori di latte: l’80,1% tra i 3 e i 5 anni, il 75,8% tra 6 e 10 anni e il 66,2% tra le persone ultra 75enni.
Lo stile alimentare femminile si caratterizza maggiormente, rispetto a quello maschile, per una dieta basata sul consumo giornaliero di verdure (il 54,8% rispetto al 44,7% degli uomini), ortaggi (il 45,4% rispetto al 37,7% degli uomini) e frutta (il 78,1% rispetto al 72,5%).
Tra i consumatori giornalieri di verdura, ortaggi o frutta le donne consumano rispetto agli uomini un numero maggiore di porzioni: il 78,2% delle donne consuma da 2 a 4 porzioni con il 5,6% che arriva a 5 e più; mentre per gli uomini i valori sono rispettivamente 74,7% e 3,9%. Inoltre, le donne consumano maggiormente latte.
Le abitudini alimentari maschili sono invece caratterizzate da un consumo più diffuso di pane, pasta e riso (l’87,5% li consuma almeno una volta al giorno, rispetto all’82,5% delle donne), salumi (il 66,9% almeno qualche volta alla settimana contro il 57% delle donne), carni bovine e di maiale (rispettivamente almeno qualche volta alla settimana il 75% e il 52,3% degli uomini contro il 68,6% e il 43,8 % delle donne), dolci (almeno qualche volta alla settimana 50,1% rispetto al 47% delle donne) e snack (il 28,2% degli uomini li mangia almeno qualche volta alla settimana mentre tra le donne la quota scende al 22,8%).
La quasi totalità della popolazione utilizza sia per la cottura che per i condimenti a crudo l’olio d’oliva o i grassi vegetali: il 96,9% per i condimenti e il 95,5% per la cottura. Larga parte della popolazione dai tre anni in su presta attenzione alla quantità di sale e al consumo di cibi salati (64,4 %); più di un terzo utilizza sale arricchito di iodio (38,2 %). L’attenzione al consumo di sale risulta più diffusa tra le donne e, in generale, tra le persone di 60 anni e più.
Il consumo di frutta e verdura viene indagato anche dal sistema di sorveglianza Passi(Progressi delle Aziende sanitarie per la salute in Italia), in accordo con l’indicazione, ormai globalmente sostenuta, di consumare almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura. Secondo i dati Passi 2010, il 97% degli intervistati dichiara di mangiare frutta e verdura almeno una volta al giorno. Tra questi, il 39% riferisce di mangiarne 3-4 porzioni. Solo il 10%, però, aderisce completamente alle raccomandazioni dichiarando un consumo di almeno 5 porzioni al giorno di frutta e verdura. Le donne sono quelle che consumano più frequentemente 5 porzioni al giorno, poi le persone più adulte (50-69 anni) e quelle con un alto livello di istruzione.
La diffusione dell’obesità nel nostro Paese?
La popolazione adulta (18-69 anni) è monitorata dal sistema di sorveglianza Passi i cuidati 2010 dicono che circa tre adulti su dieci (32%) risultano in sovrappeso, mentre uno su dieci è obeso (11%): complessivamente, quindi, più di quattro adulti su dieci (42%) risultano essere in eccesso ponderale. Inoltre, l’eccesso ponderale cresce in modo rilevante con l’età ed è più frequente negli uomini, nelle persone con basso livello di istruzione e in quelle che con maggiori problemi economici.
Secondo i dati Istat la quota di popolazione in condizione di eccesso ponderale cresce al crescere dell’età, passando dal 19% tra i 18 e i 24 anni a oltre il 60% tra i 55 e i 74 anni, per poi diminuire lievemente nelle età più anziane (56% tra le persone con più di 75 anni). Le condizioni di sovrappeso e obesità sono più diffuse tra gli uomini che tra le donne: il 45% degli uomini è in sovrappeso e l’11% è obeso rispetto al 28% e al 9% delle donne. A livello territoriale si osserva che la condizione di sovrappeso e obesità è più diffusa nel Sud (51%), in particolare in Molise (52%), Campania (52%) e Calabria (51%).
La situazione europea
Dall’analisi dei dati fornita dall’Oms Europa, il carico delle malattie associato a una nutrizione scadente continua a crescere nella Regione. Abitudini alimentari scorrette, sovrappeso e obesità contribuiscono a grande parte del peso di malattie croniche che affliggono la popolazione europea. Le singole indagini nazionali mostrano infatti un generale consumo eccessivo di grassi, un insufficiente utilizzo di frutta e verdura e un crescente problema di obesità, tutti aspetti che non solo diminuiscono l’aspettativa di vita ma ne peggiorano la qualità.
La diffusione dell’obesità si è triplicata dal 1980 in molti Paesi della Regione europea dell’Oms e il numero delle persone obese continua a crescere con tassi allarmanti, specialmente tra i bambini. L’obesità è infatti responsabile per il 2-8% dei costi sanitari e del 10-13% dei decessi in diverse zone della Regione.
Nel mondo
Secondo i dati forniti dall’Oms, nel 2008 a livello globale 1,5 miliardi di adulti (età maggiore di 20 anni) erano in sovrappeso. Di questi, 200 milioni di uomini e circa 300 milioni di donne erano obesi. Sovrappeso e obesità sono il quinto fattore di rischio di morte a livello globale e ogni anno circa 2,8 milioni di adulti muoiono a causa di queste condizioni. Obesità e sovrappeso, prima considerati problemi solo dei Paesi ricchi, sono ora in crescita anche nei Paesi a basso e medio reddito, specialmente negli insediamenti urbani, e sono ormai riconosciuti come veri e propri problemi di salute pubblica.
In particolare, l’obesità infantile suscita preoccupazione, avendo raggiunto livelli allarmanti: nel 2010, circa 43 milioni di bambini sotto i 5 anni di età sono risultati in sovrappeso e di questi circa 35 milioni vivono in Paesi in via di sviluppo.
Nuove linee guida in America per il controllo del colesterolo: d'ora in avanti - secondo l'accademia dei pediatri Usa - il fattore che indica i livelli di grassi nel sangue dovrà essere misurato su tutti i bambini dagli 11 anni in su, per prevenire il possibile futuro insorgere di malattie cardiache.
La decisione presa per tentare di frenare gli effetti disastrosi sulla salute pubblica dell'epidemia di obesità si accompagna a quella per lo screening del diabete da attuarsi d'ora in avanti su tutti i ragazzini dai 9 anni in poi.
Le raccomandazioni vengono da uno speciale comitato di esperti nominato dall'Istituto nazionale USA per il cuore e i polmoni. Secondo i dati resi noti, già a 10 anni il 13% dei bambini americani soffre di colesterolo alto.
ATS
HERBALIFE da oltre 30 anni lotta conto il problema dell'obesità nel mondo.
In particolare l'obesità infantile che è il risultato dello stile di vita moderno e delle cattive abitudini alimentari che vengono proposti. Modelli di "veloce alimentazione" ricca di zucheri e sale e povera di nutrienti, vitamine, sali minerali, aminoacidi essenziali, fire e.... acqua (...!...) sono presentati ogni giorno ai nostri ragazzi.
I genitori hanno la responsabilità di nutrire i loro figli in modo adeguato.
L'educazione alimentare è compito principale dei genitori... ed anche (dato che come si puo' constatare la famiglia non basta) dovrebbe essere compito della scuola elemenare! Dalla scuola d'infanzia, l'asilo e pre-asilo !!!!
Herbalife ci da una mano... ed è attiva da 30 anni per sensbilizzare le persone sull'importanza di una sana ed equilibrata nutrizione.
Chiedici le informazioni... puoi aiutare i tuoi figli a prevenire una delle piu' gravi epidemie mondiali: l'obesità infantile
Un italiano su tre ha problemi con la bilancia: in totale sono 17 milioni e costano 28 miliardi l'anno. I più colpiti? Gli uomini
È un mondo sempre più tondo. Grasso, obesità, sovrappeso: se ne parla sempre, se ne parla tanto, ma la realtà è che negli ultimi trent'anni non c'è un Paese che sia riuscito ad arginare il fenomeno. E ormai il numero di persone con problemi di peso ha raggiunto il trenta per cento della popolazione mondiale, due miliardi e cento milioni di individui, in pratica un abitante della terra su tre.
Cifre da «epidemia», come ormai la definiscono gli esperti. Nel 1980 erano 857 milioni le persone in sovrappeso o obese, oggi sono 671 milioni soltanto gli obesi e oltre la metà di essi - spiega uno studio pubblicato da Lancet - è concentrata in dieci Paesi, cioè Stati Uniti (leader con il 13 per cento del totale), Cina e India (che insieme arrivano al 15 per cento) e poi Russia, Brasile, Messico, Egitto, Germania, Pakistan, Indonesia. Nessuno è immune: due terzi degli obesi vive nel Sud del mondo, in molti Paesi in via di sviluppo si è passati direttamente dalla malnutrizione, soprattutto infantile, al sovrappeso.
Il fatto è che il grasso ha un prezzo. Non è un problema soltanto estetico: è anche una questione di costi. Sociali, umani, sanitari. I chili di troppo diventano «fattori di rischio» per una serie di malattie e, di conseguenza, voci di spesa per il singolo cittadino e per il welfare. Anche qui, cifre pesanti. L'obesità costa duemila miliardi l'anno, più dell'alcolismo, per dire, più dell'inquinamento, molto di più degli incidenti stradali o della malnutrizione o delle pessime condizioni igienico-sanitarie. L'obesità vale quanto il 2,8 per cento del Pil globale ed è - secondo un'analisi condotta da McKinsey - il terzo fardello sociale del pianeta. Ci costano di più soltanto il fumo (2.100 miliardi) e il mix di armi, guerre e terrorismo. Il peso sulla spesa sanitaria nazionale è in media fra il due e il sette per cento, ma sale al venti per cento se si considerano anche le malattie collegate. Il problema è proprio questo, che l'obesità predispone a ipertensione, malattie cardiovascolari, problemi ortopedici, tumori, diabete (quello di tipo due o metabolico, dovuto all'eccesso di zuccheri ingeriti). Patologie spesso croniche, che necessitano di farmaci, cure costanti e costose. E poi ci sono i costi indiretti dell'obesità: le giornate di lavoro perse per visite mediche e malattie, la minore produttività, gli stipendi mediamente inferiori, la perdita del lavoro e la difficoltà a trovarne un altro (le possibilità scendono in media del 20-30%), oltre ai costi per le diete, l'assicurazione sanitaria, l'alimentazione e la morte prematura.
Se le stime per i costi indiretti sono difficili, per quanto riguarda quelli diretti il Centro di studio e ricerca sull'obesità dell'università di Milano, diretto da anni dal farmacologo e nutrizionista Michele Carruba, ha condotto un'analisi precisa per il nostro Paese. In Italia obesità e sovrappeso costano ogni anno 28,2 miliardi di euro. Di questi, 19 miliardi (il 67%) sono a carico del Servizio sanitario nazionale. Come si arriva a quei 28 miliardi? Una persona in sovrappeso (cioè con un indice di massa corporea fra 25 e 29,9) costa 984 euro l'anno, una obesa (con indice fra 30 e 39,9) ne costa 2.136, una gravemente obesa (con indice superiore a 40) 2.796. «Ma gli italiani in sovrappeso sono tanti, 17 milioni e mezzo, il 35 per cento della popolazione spiega Carruba - e quindi in totale costano 17,2 miliardi l'anno, di cui 10 in carico al Sistema sanitario. Di fatto la grande massa in sovrappeso costa allo Stato più dell'obeso, che pure, singolarmente preso, costa più del doppio». Visti da questa prospettiva, i chili di troppo non sono così innocenti. L'obesità costa poi 9,6 miliardi, mentre per l'obesità grave se ne spendono 1,4: in totale undici miliardi di euro l'anno che però, secondo le previsioni, sono destinati ad aumentare del 43 per cento entro il 2025, arrivando a 15,7 miliardi. Una cifra che sottintende un altro problema: l'obesità infantile che, nei prossimi dieci anni, potrebbe crescere del 205%.
I 28,2 miliardi di euro sono composti «in gran parte dalle spese per l'ospedalizzazione spiega Carruba che coprono il 64 per cento del totale»; poi ci sono quelle per gli esami e la diagnostica (12%), i farmaci (7%), le visite (6%). Il fatto è che le malattie legate all'obesità portano in ospedale più spesso e più a lungo: «Si pensi che in media il venti per cento dei pazienti sono ricoverati a causa del diabete» spiega Gabriele Riccardi, professore di Endocrinologia e Malattie del metabolismo all'università Federico II di Napoli ed esperto della Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition. Questo vuol dire che «sono ricoverati quattro volte di più della media», e non solo: «Quando è in ospedale, un paziente col diabete ci rimane in media il 20 per cento del tempo in più, perché necessita di cure e controlli maggiori». A casa, poi, chi soffre di diabete metabolico «è costretto a prendere due o tre farmaci al giorno prosegue Riccardi . Se poi ha anche la pressione alta, altre due pastiglie; poi una per il colesterolo; e, se ha una malattia cardiovascolare, anche un antiaggregante, oltre a dover controllare la glicemia». Il risultato è che «un obeso costa in media il 20-40 per cento in più al sistema sanitario».
Ma un obeso è per forza condannato a sviluppare tutte queste malattie? «Esistono anche degli obesi sani spiega Gigliola Braga, biologa nutrizionista e autrice di La zona è donna (Sperling & Kupfer) però ce ne sono pochi, e l'epidemiologia dice che è solo questione di tempo». Più sono i chili in eccesso, più il rischio è alto.
E non guarda troppo in faccia al sesso: «In Italia gli uomini adulti obesi sono il 9,1%, la stessa percentuale delle donne, anche se il sovrappeso riguarda più gli uomini, il 41 per cento, mentre le donne sono il 25 per cento» spiega Carruba. Ma le cifre (e le spese) sono destinate ad aumentare: secondo lo studio McKinsey la percentuale di persone in sovrappeso potrebbe salire dal 30 al 40 per cento entro il 2030. «È un fenomeno allarmante, non è mai stato così diffuso nella storia dell'umanità spiega Riccardi . Negli Stati Uniti un adulto su tre è obeso, in Italia lo è uno su cinque: è una epidemia, un problema non dei singoli ma della società». Per gli esperti, l'unica strada è la prevenzione: «È il rimedio più efficace e meno costoso» dice Riccardi. Lo stile di vita, abitudini alimentari ed esercizio fisico insieme, è quello che può invertire la rotta: «Prevenire l'obesità significa abbattere non solo i costi ma anche le patologie collegate conclude Carruba . Può sembrare un'impresa, ma in realtà basta un calo di peso modesto, fra cinque e dieci chili, per risparmiare in media l'80 per cento delle spese in farmaci contro il diabete e l'ipertensione».
11 ottobre 2017 Giornata Mondia le contro l'obesità
Nella giornata mondiale, guardiamo i dati sull’obesità per richiamare l'attenzione sul fatto che dobbiamo lavorare tutti insieme contro la diffusione della malattia attraverso una maggiore conoscenza, una migliore alimentazione, un'azione comunitaria e uno stile di vita sano ed attivo.
Quale Coach Nutrizionale Herbalife sono orgoglioso del mio lavoro.
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